Una ricerca pubblicata sulla rivista ACS Pharmacology & Translation Science mostra come basse dosi di THC potrebbero svolgere un importante ruolo nell’invertire il declino cognitivo comunemente associato all’invecchiamento, almeno secondo gli esperimenti condotti sui topi.
Il ruolo del THC nell’invertire il declino cerebrale legato all’età
Uno studio collaborativo dell’University Hospital Bonn e della Hebrew University Jerusalem ha esplorato gli effetti della somministrazione di piccole dosi giornaliere di THC a topi anziani. Questi topi di 18 mesi, che equivalgono all’incirca a esseri umani di 65 anni, hanno ricevuto THC per 28 giorni tramite pompe impiantate. Questo trattamento a lungo termine ha portato a miglioramenti significativi nell’apprendimento, nella memoria e nelle capacità cognitive.
I ricercatori hanno osservato un notevole miglioramento nella formazione di nuove connessioni sinaptiche tra i neuroni, un processo generalmente associato ai cervelli più giovani. Questa capacità di produrre nuove connessioni neuronali è essenziale per il mantenimento delle funzioni cognitive e generalmente diminuisce con l’età.
È interessante notare che questi miglioramenti cognitivi non sono stati replicati quando lo stesso trattamento è stato applicato a topi più giovani, suggerendo che i benefici anti-invecchiamento del THC potrebbero essere particolarmente efficaci nei soggetti più anziani.
Come il THC influenza le funzioni cerebrali?
I ricercatori ritengono che il THC agisca attivando un interruttore proteico nel cervello chiamato mTOR (Mechanistic Target of Rapamycin). Questa attivazione stimola la produzione di energia e promuove la formazione di proteine sinaptiche, che svolgono un ruolo essenziale nel mantenimento di funzioni cognitive come la memoria e l’apprendimento.
Secondo il dottor Andras Bilkei-Gorzo, dell’Istituto di Psichiatria Molecolare dell’University Hospital Bonn, il trattamento a lungo termine con THC migliora innanzitutto la cognizione aumentando la produzione di energia e di proteine nel cervello. Questo effetto è seguito da una riduzione dell’attività di mTOR, che aiuta a rallentare i processi metabolici legati all’età in altre parti del corpo, compreso il tessuto adiposo. Questa duplice azione su mTOR e sui processi metabolici dell’organismo potrebbe costituire la base di un’efficace terapia anti-invecchiamento.
Il dottor Bilkei-Gorzo ha dichiarato: “Il nostro studio suggerisce che un duplice effetto sull’attività di mTOR e sul metaboloma potrebbe costituire la base di un efficace farmaco anti-invecchiamento e di potenziamento della cognizione”.
Uno degli aspetti più significativi di questa ricerca è il doppio ruolo svolto dal THC nel cervello e nel corpo. Poiché la via mTOR è essenziale per regolare la crescita cellulare, il metabolismo e la sintesi proteica, la capacità del THC di attivare questa via ha profonde implicazioni per la salute cognitiva. Stimolando l’attività di mTOR, il composto promuove l’energia cerebrale e la produzione di proteine, essenziali per la formazione di nuove connessioni neuronali. Queste nuove connessioni contribuiscono a loro volta a migliorare le funzioni cognitive nei soggetti anziani.
Ma l’impatto del THC non si ferma qui. Nel tempo, il trattamento sembra ridurre l’attività di mTOR, in particolare nei tessuti periferici come il grasso, aiutando a combattere gli effetti metabolici dell’invecchiamento. Influenzando sia il sistema nervoso centrale che il metabolismo periferico, il THC offre un approccio olistico agli effetti negativi dell’invecchiamento sulla cognizione.
THC e funzione cognitiva nell’uomo
Sebbene lo studio in questione sia stato condotto sui topi, stanno emergendo segnali che indicano che il THC potrebbe offrire benefici cognitivi simili all’uomo.
Un altro studio, pubblicato nel 2024, ha esaminato la relazione tra l’uso di THC e la funzione cognitiva negli adulti di età superiore ai 45 anni. Questa ricerca ha rilevato che le persone che facevano uso di THC a scopo ricreativo avevano meno probabilità di sperimentare un declino cognitivo soggettivo (SCD) rispetto a coloro che non facevano uso di cannabis.
La coorte di 4.744 adulti dello studio ha riscontrato una sorprendente riduzione del 96% del rischio di SCD in coloro che facevano uso di THC rispetto a coloro che non ne facevano. Questo legame tra THC e funzione cognitiva suggerisce che i benefici del composto possono estendersi oltre i modelli animali alle popolazioni umane. Sebbene siano necessari ulteriori studi clinici per comprendere appieno come il THC interagisca con i processi di invecchiamento umano, i risultati iniziali sono promettenti.
Le direzioni future della ricerca
Nonostante questi risultati promettenti, sono necessari ulteriori studi per esplorare come il THC possa essere utilizzato come agente terapeutico per il declino cognitivo legato all’età nell’uomo. Gli studi clinici su adulti anziani sarebbero il prossimo passo logico per confermare l’efficacia del composto e determinare i dosaggi appropriati e gli effetti a lungo termine. Inoltre, i ricercatori devono studiare se il THC influisce su altri aspetti dell’invecchiamento, come la massa muscolare, la funzione immunitaria e il metabolismo generale.
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