Una pianta sudafricana dal mite nome latino di Helichrysum Umbraculigerum è conosciuta per produrre i cannabinoidi che si trovano solitamente nella Cannabis, alcuni dei quali potrebbero avere nuovi usi medici.
In uno studio pubblicato sulla rivista Nature Plants, i ricercatori dell’Istituto israeliano Weizmann hanno identificato più di 40 cannabinoidi in questa varietà di elicriso. Il team ha rivelato la serie di passaggi biochimici che la pianta segue per produrre questi composti e ha anche mostrato come questi passaggi possano essere replicati in laboratorio per sintetizzare o addirittura progettare nuovi cannabinoidi.
“Abbiamo trovato una nuova importante fonte di cannabinoidi e sviluppato strumenti per la loro produzione a lungo termine che possono aiutare a esplorare il loro enorme potenziale terapeutico”, ha dichiarato al Jerusalem Post la dottoressa Shirley Berman, che ha guidato lo studio.
Questa varietà di elicriso è tradizionalmente consumata in Sudafrica. Gli scienziati tedeschi avevano già studiato la pianta nel 1979 e avevano trovato il cannabigerolo (CBG), il cannabinoide che dà origine agli altri nella Cannabis.
Ora Berman e colleghi, utilizzando una batteria di tecnologie all’avanguardia, hanno confermato questo rapporto iniziale, nonché la presenza di CBGa, il precursore del CBG. Tuttavia, non hanno trovato né CBD né THC, ma hanno sequenziato l’intero genoma dell’Helichrysum Umbraculigerum e usato tecniche avanzate di chimica analitica, tra cui la spettroscopia di massa ad alta risoluzione, per identificare i tipi di cannabinoidi contenuti.
Utilizzando la risonanza magnetica nucleare, i ricercatori hanno rivelato la struttura precisa di più di una dozzina di questi cannabinoidi e di altri metaboliti correlati. Hanno tracciato l’intero percorso biochimico coinvolto nella produzione dei cannabinoidi e hanno determinato la loro posizione nella pianta.
La pianta produce i cannabinoidi principalmente nelle foglie, a differenza della Cannabis dove sono i fiori a produrre questi principi attivi. Nonostante questa differenza, gli scienziati hanno trovato molte somiglianze tra l’Elicriso e la Cannabis. In particolare, gli enzimi utilizzati in ogni fase del processo di produzione dei cannabinoidi appartengono alle stesse famiglie per tutta la prima metà del percorso biochimico.
“Il fatto che nel corso dell’evoluzione due piante geneticamente non correlate abbiano sviluppato in modo indipendente la capacità di produrre cannabinoidi suggerisce che questi composti abbiano importanti funzioni ecologiche”, ha suggerito Aharoni. “Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare quali siano queste funzioni”
Il team di Aharoni ha già fatto un ulteriore passo avanti nella conoscenza della genetica dei cannabinoidi, utilizzandola per generare gli enzimi di produzione dei cannabinoidi recentemente scoperti nelle piante di tabacco. I ricercatori sono anche riusciti a usare questi enzimi per creare cannabinoidi finiti nel lievito, suggerendo un nuovo metodo di produzione di composti per la ricerca e l’industria biotecnologica.
In futuro, i risultati dello studio potrebbero persino portare alla produzione di cannabinoidi che non esistono in natura. Questi potrebbero essere progettati per legarsi meglio alle forme umane dei recettori dei cannabinoidi, ad esempio, o per ottenere specifici benefici terapeutici.
“Il prossimo passo entusiasmante sarà quello di determinare le proprietà degli oltre 30 nuovi cannabinoidi che abbiamo scoperto e poi vedere quali usi terapeutici potrebbero avere”, conclude Berman.
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