La Sardegna sta cercando di seguire l’esempio del Colorado e di altri stati americani che hanno legalizzato la cannabis tramite referendum. La regione italiana ha appena lanciato una raccolta di firme per organizzare un referendum di iniziativa popolare sul tema della legalizzazione della cannabis.
L’obiettivo degli organizzatori di questa raccolta è di raccogliere 10.000 firme in 4 mesi, per poi far votare i cittadini a favore o contro la legalizzazione della cannabis per scopi medici e ricreativi.
Il quesito referendario è stato proposto dal comitato “Pro Sardinia”, che comprende i partiti Articolo Uno, Radicali Italiani e l’associazione Luca Coscioni. In caso di vittoria del Sì nel referendum (che potrebbe svolgersi il prossimo autunno o nella primavera del 2019), la regione Sardegna chiederebbe al governo italiano di aprire ulteriormente la coltivazione di cannabis a scopo terapeutico, finora detenuta principalmente dai militari, e di legalizzare l’autoproduzione da parte dei cittadini per uso ricreativo.
“Sono tre questioni fondamentali per la ripresa dell’economia e per un cambiamento nell’amministrazione della Regione, in un momento in cui l’isola sta affrontando un periodo difficile”, ha detto il presidente del comitato “Pro Sardegna” Paolo Zedda sottolineando che: “Ci sono prove scientifiche che la cannabis è molto meno pericolosa di tabacco e alcol, e i dati indicano che dove è legalizzata, il consumo non è aumentato. In Sardegna il fatturato potrebbe raggiungere i 250 milioni di euro, con 10.000 posti di lavoro creati
Ma a differenza degli Stati Uniti, le regioni italiane non possono legiferare in contrasto con la legislazione nazionale sulla questione. Il risultato del referendum non sarebbe quindi vincolante per lo stato italiano e servirà solo a spingere un po’ più in là il dibattito sulla legalizzazione della cannabis in Italia.