Con una nuova ordinanza e per la terza volta, il TAR del Lazio ha confermato la sospensione del decreto del Ministero della Salute che includeva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (CBD) nella tabella delle sostanze stupefacenti.
Dopo essersi pronunciati sul ricorso presentato da ICI-Imprenditori Canapa Italia, i giudici hanno accolto la richiesta di sospensiva proposta da Sviluppo Srl, confermando anche l’udienza del 16 dicembre per la definizione nel merito di tutti i ricorsi proposti.
Il TAR, considerato che con l’ordinanza dell’11 settembre scorso è stata accolta l’istanza di sospensiva nei confronti del medesimo provvedimento governativo, ha ritenuto che “in piena sintonia con quanto già statuito, sussistono anche in questo caso i presupposti per l’accoglimento della proposta istanza cautelare, confermando l’udienza pubblica del 16 dicembre 2024, già fissata, per la trattazione congiunta dei ricorsi relativi alla causa in oggetto”.
L’industria italiana della canapa sta probabilmente affrontando ora la sua sfida più grande. Oltre a mobilitare il sistema giudiziario nazionale, gli industriali italiani si stanno rivolgendo all’Europa nel tentativo di ottenere il riconoscimento definitivo dei loro diritti.
Canapa Sativa Italia, un gruppo commerciale che rappresenta l’industria italiana della canapa, ha presentato una denuncia formale alla Commissione Europea (CE), sostenendo che le azioni dell’Italia violano la politica agricola comune dell’UE e minacciano la concorrenza leale all’interno del mercato europeo.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha già stabilito nel 2021 che gli estratti di canapa, comprese le foglie e i fiori, non devono essere classificati come stupefacenti. La decisione della CGUE sottolinea che questi estratti, compreso il CBD, sono legali e commercializzabili all’interno dell’UE.
Un’altra sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha recentemente concluso che “nessuno Stato membro può stabilire misure di divieto che vadano al di là di quanto strettamente necessario per salvaguardare la protezione della salute pubblica”.
Il caso riguardava Biohemp Concept, un’azienda a cui le autorità rumene avevano vietato di coltivare canapa al chiuso e in coltura idroponica. La sentenza non solo ha dato ragione all’azienda, ma ha anche confermato che tutte le aziende europee produttrici di canapa possono farlo.
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