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La Corte di giustizia dell’UE riconosce il diritto di coltivare canapa in casa

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La Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha emesso un’importante sentenza riguardante la possibilità di coltivare canapa al chiuso e di continuare a beneficiare dei pagamenti agricoli diretti nell’ambito della Politica agricola comune (PAC).

Il caso ha avuto origine in Romania, dove le autorità nazionali hanno vietato la coltivazione di canapa con sistemi idroponici al chiuso, temendo che questo metodo potesse aumentare i livelli di THC oltre il limite nazionale dello 0,2%.

Il caso in questione

La questione centrale di questo caso ruota attorno a una disputa legale tra la Biohemp Concept SRL, una società che intende coltivare canapa, e un’autorità agricola provinciale rumena.

La Biohemp ha chiesto un permesso per coltivare canapa su 0,54 ettari di terreno, compresa un’area al coperto utilizzando un sistema idroponico. L’autorità provinciale ha concesso il permesso solo per 0,50 ettari, escludendo lo spazio interno perché non considerato terreno agricolo dalla legge rumena.

La Biohemp ha impugnato la decisione, sostenendo che la legislazione europea non richiede che la canapa sia coltivata esclusivamente in campo aperto e che dovrebbe essere consentita la coltivazione al chiuso in sistemi idroponici, che fornisce un contenuto più elevato di cannabidiolo (CBD).

L’autorità provinciale ha controbattuto citando le normative rumene ed europee, suggerendo che la coltivazione della canapa è generalmente considerata un’attività in campo aperto. La Corte d’appello di Alba Iulia ha presentato una domanda alla CGUE, chiedendo se i regolamenti dell’UE e le disposizioni del trattato impediscano alle leggi nazionali di vietare la coltivazione indoor di canapa con sistemi idroponici.

Il caso riguarda quindi se le restrizioni nazionali alla coltivazione indoor siano contrarie al diritto dell’UE, in particolare per quanto riguarda la libera circolazione delle merci e gli standard di produzione agricola.

Principali aspetti della decisione

  1. Definizione di superficie agricola e coltivazione di canapa: la sentenza della CGUE chiarisce il concetto di “superficie agricola” ai sensi del Regolamento 1307/2013. La Corte ha sottolineato che la coltivazione di canapa al chiuso con sistemi idroponici può ancora essere considerata “seminativo” e una superficie agricola ammissibile ai pagamenti diretti, nonostante sia praticata in un ambiente chiuso. La definizione di terreno coltivabile include le aree sotto le serre o altre strutture fisse, e la sentenza respinge l’idea che l’interazione con il suolo sia una condizione necessaria per la classificazione come area agricola.
  2. Idroponica come metodo agricolo: la sentenza riconosce anche i progressi tecnologici in agricoltura, in particolare l’uso di sistemi idroponici. La coltura idroponica, che non richiede l’uso del suolo, presenta vantaggi comprovati, quali un consumo idrico ridotto, un minore fabbisogno di pesticidi e una riduzione delle emissioni dovute al trasporto grazie alla vicinanza alle aree urbane. Queste caratteristiche sono in linea con gli obiettivi della PAC di aumentare la produttività agricola e l’uso razionale delle risorse. La CGUE ha stabilito che l’assenza di interazione con il suolo non impedisce ai sistemi idroponici di essere considerati una produzione agricola
  3. Livelli di THC e CBD nella canapa: la CGUE ha risposto alle preoccupazioni della Romania sull’aumento dei livelli di THC nella canapa coltivata indoor. La Corte ha sottolineato che, secondo la normativa UE, le varietà di canapa ammissibili ai pagamenti diretti devono contenere livelli di THC inferiori allo 0,3%. Biohemp, la parte coinvolta nel caso, ha sostenuto che la coltivazione idroponica indoor aumenta i livelli di CBD senza aumentare il contenuto di THC. Il tribunale ha osservato che, sebbene le autorità nazionali abbiano il diritto di regolamentare la coltivazione della canapa per proteggere la salute pubblica, qualsiasi restrizione deve essere proporzionata e applicata in modo coerente in tutto il Paese.
  4. Il divieto rumeno e il principio di proporzionalità: la sentenza ha sottolineato l’importanza della proporzionalità nell’attuazione delle restrizioni nazionali. Il divieto generalizzato della Romania sulla coltivazione di canapa indoor è stato giudicato potenzialmente eccessivo. La Corte ha suggerito che, piuttosto che vietare semplicemente la coltivazione della canapa, un monitoraggio rigoroso e test a campione dei livelli di THC nella canapa potrebbero essere una risposta più proporzionata alle preoccupazioni per la salute pubblica. Inoltre, la CGUE ha messo in dubbio che le misure della Romania fossero applicate in modo uniforme in tutto il Paese, dato che alcune province avevano permesso la coltivazione indoor in passato.

La sentenza della CGUE costituisce un precedente per il trattamento dei metodi di coltivazione non tradizionali, come l’idroponica, nell’ambito della PAC. I progressi tecnologici in agricoltura non devono quindi essere ostacolati da normative obsolete.

La coltivazione di canapa indoor con sistemi idroponici è ammissibile ai pagamenti diretti, a condizione che vengano rispettati i limiti del contenuto di THC e che le restrizioni nazionali siano proporzionate e applicate sistematicamente.

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