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Il ruolo del THC nel migliorare le cure palliative del cancro: uno studio tedesco

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THC e cancro
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Ricercatori tedeschi hanno scoperto che il tetraidrocannabinolo (THC) può non solo prolungare il tempo di sopravvivenza dei pazienti oncologici in fase palliativa, ma anche migliorare significativamente la loro qualità di vita.

Questa scoperta è particolarmente rilevante per chi si occupa di cure palliative, dove l’attenzione è rivolta ad alleviare i sintomi e lo stress associati alle malattie gravi.

Comprendere il THC e il suo potenziale terapeutico

Il THC è noto soprattutto per i suoi effetti inebrianti, che sono in parte responsabili degli effetti ricreativi della cannabis. Ha anche proprietà terapeutiche che possono rivelarsi utili nel trattamento di varie patologie. Con la diffusione della cannabis terapeutica, il THC viene sempre più spesso prescritto ai pazienti in fase palliativa per aiutarli a gestire i disturbi del sonno, la perdita di appetito, l’ansia, lo stress e il dolore.

Disegno dello studio e risultati

Lo studio in questione ha analizzato 9.419 pazienti con un tempo di sopravvivenza di almeno sette giorni dopo essere stati inseriti in un programma di cure palliative ambulatoriali specialistiche. Questi pazienti sono stati divisi in tre gruppi in base alla loro dose di THC:

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  • Nessun THC
  • Bassa dose di THC (≤4,7 mg al giorno)
  • THC a più alto dosaggio (≥4,7 mg al giorno)

I risultati hanno mostrato che il tempo di sopravvivenza è stato notevolmente prolungato nei pazienti che hanno ricevuto dosi più elevate di THC. In particolare, i pazienti della coorte 2, un sottogruppo con un tempo di sopravvivenza compreso tra 7 e 100 giorni, hanno visto il loro tempo di sopravvivenza aumentare di 15 giorni (40 giorni rispetto a 25 giorni) quando sono stati prescritti più di 4,7 mg di THC al giorno.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Medical Cannabis and Cannabinoids, ha anche osservato che i pazienti a cui veniva somministrato THC erano più attivi mentalmente e fisicamente. Secondo i ricercatori, questi giorni in più potrebbero essere importanti per i pazienti e le loro famiglie, soprattutto se accompagnati da una buona qualità di vita. Come sottolineano i ricercatori, “l’aumento dell’attività e il miglioramento della qualità della vita potrebbero consentire ai pazienti di rinnovare i contatti sociali con la famiglia e gli amici e di risolvere questioni essenziali prima di morire”.

Limitazioni e implicazioni più ampie

Sebbene i risultati siano promettenti, i ricercatori hanno riconosciuto diverse limitazioni al loro studio, che sono dettagliate nella pubblicazione. È anche importante notare che, nonostante il crescente numero di prove a sostegno dell’uso del THC nelle cure palliative, gli operatori sanitari non hanno ancora una conoscenza approfondita.

Un recente sondaggio ha rilevato che la maggioranza degli operatori di hospice e medicina palliativa non si sente sufficientemente informata sull’uso della cannabis medica. Alcuni intervistati ritengono addirittura che la cannabis sia altrettanto efficace, se non di più, dei trattamenti convenzionali per sintomi come anoressia/cachessia, nausea/vomito e dolore.

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Esperienze dei pazienti e maggiore accettazione

Questo studio si allinea a ricerche precedenti, tra cui uno studio del 2018 in cui il 95,9% dei pazienti oncologici intervistati ha riferito un miglioramento delle proprie condizioni con l’uso di cannabis medica. Questo risultato è ancora più notevole se si considera che più della metà dei partecipanti aveva un cancro al IV stadio, considerato incurabile.

Aurélien ha creato Newsweed nel 2015. Particolarmente interessato ai regolamenti internazionali e ai diversi mercati della cannabis, ha anche una vasta conoscenza della pianta e dei suoi usi.

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