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Il Cile fa un passo avanti verso la legalizzazione della cannabis

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Legalizzazione della cannabis in Cile
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Mentre il Messico e la Colombia si stanno muovendo al proprio ritmo verso la legalizzazione della cannabis, il Cile ha introdotto all’inizio del mese una nuova legge che mira a legalizzare la cannabis ricreativa per gli adulti.

Guidata da una coalizione di legislatori progressisti e sostenuta da attivisti della società civile, l’iniziativa segna un allontanamento radicale dalla posizione proibizionista del Paese.

Un’iniziativa legislativa a favore di una regolamentazione responsabile

Il 9 aprile, i legislatori di vari partiti, tra cui il Frente Amplio, il Partito Comunista, il PD, l’Acción Humanista e il Partito Socialista, hanno presentato una proposta di legge intitolata “Regulación por la Paz” (Regolamentazione per la Pace). Guidata dalla deputata Ana María Gazmuri, fervente sostenitrice della cannabis terapeutica, la proposta mira a regolamentare la coltivazione personale, il possesso e le associazioni collettive senza scopo di lucro legate alla cannabis.

Paesi come Uruguay, Canada e Germania hanno già dimostrato che regolamentare la cannabis protegge i consumatori, indebolisce il mercato illegale e permette allo Stato di concentrarsi sui crimini veramente gravi”

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Il disegno di legge consentirebbe agli adulti di coltivare fino a sei piante da fiore, di possedere fino a 800 grammi all’anno e di portarne 40 grammi in pubblico. Tuttavia, il consumo in pubblico rimarrebbe vietato, con un uso limitato agli spazi privati ed esplicitamente vietato in prossimità di minori, nelle scuole e sui mezzi di trasporto pubblico. Inoltre, verrebbero legalizzati i collettivi di coltivazione senza scopo di lucro con un massimo di 500 membri, a condizione che la distribuzione rimanga interna.

“Si tratta di riprendere il controllo del crimine organizzato“, ha sottolineato Gazmuri, “finché i consumatori non avranno un modo legale di accedere alla cannabis, saranno spinti verso il mercato illegale”

Sostenuto dalla società civile e dai difensori dei diritti umani

Il movimento ha un forte sostegno da parte della società civile cilena, dove l’attivismo di base a favore della riforma della cannabis è cresciuto negli anni. L’attivista Muy Paola ha sottolineato un crescente cambiamento culturale: “Abbiamo un problema profondo con il traffico di droga, ma ora la gente ne parla apertamente, per strada, al lavoro, nelle università”

Hernán Bocaz, avvocato specializzato in diritto della cannabis, ha sottolineato la conformità della legge ai diritti umani. “Protegge le libertà civili fondamentali e legittima i gruppi di coltivazione collettiva che già esistono”, ha spiegato.

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Simón Espinosa, amministratore delegato del media sulla cannabis En Volá, ha sottolineato il più ampio contesto internazionale. “Questa legislazione è in linea con quanto abbiamo visto in Argentina, Colombia, Perù e altrove”, ha detto. “Si tratta di proteggere i cittadini e di indebolire il mercato illegale

Nonostante l’entusiasmo generale, Espinosa ha invitato alla cautela: “Siamo ottimisti, ma abbiamo già visto iniziative promettenti essere accantonate. È importante rimanere vigili”

Una questione determinante nella corsa presidenziale

Il movimento a favore della legalizzazione è entrato anche nell’arena presidenziale. Vlado Mirosevic, uno dei candidati più in vista del Cile, ha sostenuto pubblicamente l’iniziativa, affermando: “Se sarò eletto, rimuoverò la cannabis dalla lista delle droghe pericolose e promuoverò una proposta di legge per decriminalizzare la coltivazione domestica e stabilire un mercato regolamentato”

Sebbene non faccia personalmente uso di cannabis, Mirosevic ritiene che questa riforma sia necessaria per la salute pubblica e le libertà civili. “Il fallimento della politica sulle droghe è evidente. Non resta che legalizzare la cannabis“, ha detto in un’intervista a El Planteo.

Egli differenzia la sua posizione dai modelli libertari visti nei Paesi vicini, descrivendo il suo orientamento politico come “progressista e umanista“, concentrandosi non solo sulla libertà di mercato, ma anche sulla responsabilità sociale e sul benessere pubblico.

Una nazione pronta al cambiamento

Secondo l’attuale legge cilena, il consumo di cannabis da parte di adulti si trova in una zona grigia dal punto di vista legale, spesso associata ad accuse più generali di traffico di droga. Mentre la cannabis medica è tecnicamente legale, l’accesso ad essa è fortemente limitato. Da anni gli attivisti chiedono una regolamentazione chiara ed equa che rifletta l’uso diffuso della cannabis nel Paese.

Ora, con una proposta dettagliata all’esame del Congresso, una società civile mobilitata e uno slancio elettorale favorevole, il Cile è più vicino che mai a una svolta. Che la legge passi o meno, il discorso pubblico è già cambiato. Quella che un tempo era una richiesta marginale è diventata una questione centrale nella politica nazionale e nel dibattito pubblico.

Aurélien ha creato Newsweed nel 2015. Particolarmente interessato ai regolamenti internazionali e ai diversi mercati della cannabis, ha anche una vasta conoscenza della pianta e dei suoi usi.

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